martedì 7 settembre 2010

Scuola ideale è con mediaeducation



A 24 ore dall'inizio della scuola, un sondaggio che ci fa riflettere sulla scuola ideale per gli studenti, che vorrebbero utilizzare le nuove tecnologie per rendere lo studio meno noioso e più divertente. Murales e professori più giovani e "moderni" le altre proposte per la scuola dei sogni. E' quanto emerge da uno studio promosso da Comunicazione Perbene, associazione no profit, condotto su 1.600 studenti (scuola media e superiore) e realizzato attraverso un monitoraggio su blog, forum, community specializzate sulla scuola e sui più importanti social network.

Gli studenti non si sentono a proprio agio tra i banchi di scuola (73%). C'é chi la considera un luogo di tortura (21%) e chi non ha un buon rapporto con il proprio insegnante e sogna professori in stile Robin Williams nel film "L'attimo fuggente" (63%). Inoltre c'é chi parla di programmi troppo "antichi" (56%) e di metodi di insegnamento noiosi e tradizionali (49%). E proprio per cambiare la situazione i ragazzi lanciano nuove idee per migliorare la scuola. Tra murales fatti per colorare le pareti (31%) e professori più giovani (35%), la proposta più "esplosiva" è di utilizzare smartphone, iPad e videogiochi in classe (67%). Se le materie devono rimanere uguali per forza (27%), studiarle con i new media le renderebbe almeno digeribili (75%), oltre a migliorare il rapporto tra compagni di classe e con l'insegnante (61%).

Cosa criticano maggiormente gli studenti della loro scuola? Al primo posto ci sono i professori: da chi si lamenta perché hanno l'età dei loro nonni (39%) a chi li considera poco preparati (27%) e li accusa di stare in classe solo per torturarli, senza cercare mai di istaurare un rapporto alunno-insegnante (19%). Collegata agli insegnanti, ma anche all'organizzazione scolastica in generale, i ragazzi criticano i metodi di apprendimento che sono costretti ad utilizzare. Da chi brucerebbe subito quei "mattoni" che spaccano la schiena (51%) a chi non sopporta più i soliti compiti in classe e interrogazioni (55%) e si sente ridicolo ad imparare le cose a memoria (33%), per finire con chi ha già la nausea a pensare di dover ricominciare a leggere, sottolineare e ripetere per tutto l'anno (47%).

Gli alunni, inoltre, puntano il dito verso i programmi delle materie, che a loro dire sono noiosi e poco interessanti (69%). Non capiscono infatti perché devono essere costretti a studiare il pensiero di uno che è morto 500 anni fà (65%) o delle formule matematiche incomprensibili e che non servono a nulla (52%). Per altri è assurdo utilizzare programmi che sono rimasti uguali a quelli di 50 anni fa (41%). I ragazzi non risparmiano critiche nemmeno alla struttura degli edifici. Classi fatiscenti (61%), pareti sporche e con colori deprimente (43%), sedie scomode e banchi in stato pietoso (71%).

venerdì 3 settembre 2010

Sai dove va a finire la nostra plastica?


Siamo sommersi di plastica e i nostri rifiuti stanno ''affogando'' gli oceani, prima il Pacifico, poi l'Atlantico. Stavolta i rifiuti sono stati 'pescati' nell'Oceano Atlantico del Nord: uno studio pubblicato sulla rivista Science durato 22 anni, infatti, ha contato qualcosa come 64.000 pezzi di plastica raccolti annualmente nel corso dello studio, in 6.100 stazioni di campionamento.
Lo studio e' stato condotto dal gruppo Sea Education Association (SEA), Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) e della University of Hawaii, coordinato da Kara Lavender Law che attraverso simulazioni della circolazione delle acque oceaniche ha anche decifrato l''enigma' dietro la formazione di queste isole: e' un problema di correnti che fanno convergere i rifiuti tutti in una zona ristretta.
Gli esperti si sono mossi per anni nell'Atlantico del Nord e nel Mar dei Caraibi usando delle reti fittissime per raccogliere i rifiuti, e gia' all'inizio di quest'anno avevano cominciato a divulgare dati del loro studio pluriennale. 
Secondo i loro calcoli al computer la plastica si concentra in quei punti per effetto di correnti oceaniche convergenti. Ma non e' tutto, di fatto i conti non tornano, perche' i ricercatori hanno visto che i depositi di plastica non sono cresciuti molto nel tempo, eppure noi abbiamo usato negli ultimi decenni sempre piu' plastica. Dov'e' finita dunque quella non trovata nelle pattumiere oceaniche? Le ipotesi avanzate sono molte: o semplicemente e' li' negli oceani ma resta 'invisibile' perche' ridotta in frammenti troppo piccoli per essere raccolti dalle reti; oppure e' affondata o ancora e' diventata 'pappa' per gli abitanti di quei luoghi.
In ogni caso non c'e' da star troppo tranquilli, tanto piu' che uno studio recente, di Katsuhiko Saido dell'universita' Nihon a Chiba, ha dimostrato che la plastica, lungi dall'essere indistruttibile, si decompone in mare aperto per esposizione alle intemperie e lo fa velocemente rilasciando numerosi composti tossici, che sono assorbiti dagli 'inquilini oceanici', mettendo a rischio la loro vita e la capacita' riproduttiva.
Attualmente vengono prodotti al mondo, ogni anno, circa 250 milioni di tonnellate di plastica e meno del 5% viene riciclata. L'unico modo per diminuire la dimensione delle discariche oceaniche, segnalano gli esperti, è quello di aumentare il riutilizzo di questo materiale. 
(Con informazioni dell'Ansa e Corriere della Sera)